Nella fabbrica dell’orrore. Srebrenica (Entità serba di Bosnia)
Srebrenica – una delle enclave musulmane protette dall’Onu – é la vera città martire dei Balcani. L’orrore si compie tra l’11 e il 15 luglio 1995. Le truppe del generale Ratko Mladic (1) la accerchiano mentre il Presidente bosniaco Izetbegovic rimuove inspiegabilmente dal comando il capo della difesa dell’enlave, Naser Oric. Una follia o un atto calcolato? Questo punto è la chiave di volta ma è stato volutamente insabbiato perché l’opinione pubblica e gli stessi giudici del Tribunale de L’Aja non sapessero. Vedi note al punto (2). I servizi segreti militari di molte Nazioni coinvolte sapevano, il contingente ONU olandese osservava impotente e brindava coi carnefici, i satelliti spia documentavano tutto ma gli aerei NATO non intervennero per colpire i tank serbi e difendere i civili.
A Zagabria il comandante francese dell’Unprofor, generale Bernard Janvier, si lasciava sfuggire una frase illuminante: <Messieurs, vous n’avec donc pas compris que je dois etre débarrassé de cet enclaves?>. Dunque le enclave erano scomode anche per chi aveva il mandato di proteggerle e quindi via libera alla spartizione di territori secondo i criteri consolidati dai successivi accordi di Dayton.
Srebrenica ai serbi in cambio di Sarajevo ai bosgnacchi? Nessuno ammetterà mai una verità tanto cruda, ma in una guerra così sporca tutto è possibile. Nell’instant book pubblicato da Naser Oric – l’eroe/criminale bosniaco rimosso dal comando nel momento decisivo – è tutto narrato fino all’ultimo particolare, ma Il Presidente Izetbegovic fece ritirare e distruggere immediatamente il volume prima che alimentasse dubbi nelle menti dei bosniaci. Tuttora la questione è un tabù e l’aspra polemica venne sostenuta anche dal generale dell’Armija bosniaca Sefer Halilovic che dichiarò di fronte ai giudici della Corte de L’Aja: <Srebrenica è stata venduta>.
Questa storia è maledettamente sporca e contorta. Forse non sapremo mai la verità ma le migliaia di tombe del Memoriale di Potocari urlano giustizia e la condanna dei Serbi resterà per sempre scritta sui libri di Storia. “Questa è una storia solo congelata. – dice Svetlana Broz, la nipote di Tito che vive alle porte di Sarajevo e che ha trovato un posto nel Giardino dei Giusti – Come fa la gente a dimenticare, se ancora non ha dato sepoltura ai suoi morti? Celebrare di Accordi di pace di Dayton, non interessa a nessuno. Sono serviti a fermare le bombe ma l’odio continua. La Bosnia-Erzegovina è uno Stato obbligato a restare unito dalla comunità internazionale”.
La voglia di vendetta la respiri nell’aria. In realtà ogni entità aspetta la rinascita del nazionalismo e nuovi leader che riaprano il calderone e riprendano lo scontro sanguinoso col vicino partendo da dove Dayton aveva ordinato il cessate-il-fuoco. A Srebrenica tutto è fermo. Non si produce niente. Anche la vecchia miniera ha chiuso i battenti.
La Republika Srpska, così come l’enclave di Mitrovica Nord nel Kosovo, guardano a Belgrado. Vogliono riunirsi alla Serbia perchè Sarajevo, come Pristina, resta una città nemica. Chi vuole cercare un lavoro, studiare all’università o curare una grave malattia va a Belgrado.
Per questo gli assetti definiti dopo la tregua non possono tenere a lungo nel tempo. E nemmeno una tardiva entrata dei Paesi balcanici nella Comunità Europea risolverebbe i problemi della gente. Anzi li amplierebbe, perchè la Bosnia, come il Kosovo, non producono niente, non rientrano negli standard produttivi ed economici di Bruxelles. Se entrassero nella EU sarebbero i nuovi poveri, il fanalino di coda. E l’Europa di oggi, in crisi politica ed economica, non ha la forza e la voglia di risolvere i problemi dei new enter. L’Europa si prepara alla guerra!
Note.
Ratko Mladic, comandante dell’esercito serbo bosniaco accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Condannato all’ergastolo dal Tribunale de L’Aja.
https://www.eastjournal.net/archives/64498
Bratunac / Republika Srpska 2005 –
Apertura di una fossa comune con i corpi di 38 persone, di cui otto bambini dell’eta’ da 6 mesi a 12 anni. In primo piano Selko Alic che nella fossa comune ha ritrovato il corpo della madre Zulfa di 86 anni.
Potocari / Republika Srpska 2002 – Una mostra fotografica ospitata nei locali del cimitero.
Potocari / Republika Srpska 2005 – Graffiti disegnati nella base dei caschi blu olandesi.
Potocari / Republika Srpska 2005 – Sherif Begic (30), bosniaco di religione musulmana viveva a Srebrenica ed è sopravvissuto al massacro del luglio 1995.
Potocari / Republica Srpska 2010 – Un monumento ricorda il massacro del luglio 1995 e la deportazione di migliaia di donne vecchi e bambini.
Srebrenica / Republika Srpska 2005 – Haira Catic, presidente dell’associazione “Madri di Srebrenica” sopravvissuta al massacro del luglio 1995.
Potocari / Republika Srpska 2005 – Due esponenti dell’associazione “Madri di Srebrenica” fotografate nel cimitero dove sono tumulate le vittime del massacro del luglio 1995. A sin. Haira Catic, a dx Nura Begovic.
Potocari / Republika Srpska 2005 – Tombe delle vittime del massacro del luglio 1995 identificate dagli anatomo patologi dell’ICMP.
Potocari / Republika Srpska 2005 – La ex fabbrica di accumulatori divenuta base dei caschi blu durante la guerra.
Potocari / Republika Srpska 2005 – La ex fabbrica di accumulatori divenuta base dei caschi blu durante la guerra.
Srebrenica / Republika Srpska 2005 – Nelle baracche “Baratova” sono ospitati profughi serbi che vivevano nelle zone occupate dai musulmani. Nella foto Draksic Vasiljie (80) e la moglie Pava (67).
Srebrenica / Republika Srpska 2005 – I segni dei bombardamenti sono ancora evidenti.
Srebrenica / Republika Srpska 2005 – Veduta del centro della città tristemente nota per il massacro del luglio 1995 perpetrato dalle forze serbe al comando di Ratko Mladic.
Srebrenica / Republika Srpska 2010 – Memoriale di Potocari. Tombe delle vittime del massacro del luglio 1995 operato dalle truppe serbo bosniche al comando di Ratko Mladic.
Srebrenica / Republika Srpska 2010 – Memoriale di Potocari. Tombe delle vittime del massacro del luglio 1995 operato dalle truppe serbo bosniche al comando di Ratko Mladic.
Srebrenica / Republika Srpska 2015 – Tumulazione delle vittime del massacro del luglio 1995 identificate dagli anatomo patologi dell’ICMP attraverso l’analisi del DNA.
Srebrenica / Republika Srpska 2005 – Damir Pestalic (28), Imam della nuova moschea di Srebrenica.
Tuzla / BIH 2005 – Anatomo patologi dell’ICMP analizzano i resti delle vittime provenienti dalle fosse comuni intorno a Srebrenica.
Lukavac / Tuzla / BIH 2005 – Resti umani provenienti dalle fosse comuni intorno a Srebrenica vengono ricomposti e studiati dagli esperti dell’ICMP per l’identificazione tramite lo studio del DNA.
Lukavac / Tuzla / BIH 2005 – Resti umani provenienti dalle fosse comuni intorno a Srebrenica vengono ricomposti e studiati dagli esperti dell’ICMP per l’identificazione tramite lo studio del DNA.
Tuzla / BIH 2005 – Laboratori dell’ICMP. Più di 4000 corpi provenienti dalle fosse comuni sono conservati in una grande cella frigorifera in attesa che gli specialisti provvedano all’identificazione.
Tuzla / BIH 2005 – Laboratori dell’ICMP. Più di 4000 corpi provenienti dalle fosse comuni sono conservati in una grande cella frigorifera in attesa che gli specialisti provvedano all’identificazione.
Bratunac / Republika Srpska 2005 – Una fossa comune nella località di Suha, presso Bratunac, non lontano da Srebrenica. Tra i resti sono stati rinvenuti otto bambini dell’eta’ da 6 mesi a 12 anni, diverse donne e alcuni uomini in eta’ avanzata.
Bratunac / Republika Srpska 2005 –
Fossa comune in località Suha, presso Bratunac, non lontano da Srebrenica.
Tra i resti sono stati rinvenuti otto bambini dell’eta’ da 6 mesi a 12 anni, diverse donne e alcuni uomini in eta’ avanzata.
Bratunac / Republika Srpska 2005 –
Fossa comune in località Suha, presso Bratunac, non lontano da Srebrenica.
Tra i resti sono stati rinvenuti otto bambini dell’eta’ da 6 mesi a 12 anni, diverse donne e alcuni uomini in eta’ avanzata.
Bratunac / Republika Srpska 2005 –
Fossa comune in località Suha, presso Bratunac, non lontano da Srebrenica.
Tra i resti sono stati rinvenuti otto bambini dell’eta’ da 6 mesi a 12 anni, diverse donne e alcuni uomini in eta’ avanzata.
Bratunac / BIH 2005 – Un’anziana donna musulmana riconosce i resti del figlio tra le 38 vittime esumate da una fossa comune.